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Terre spettrali
Sophie Love


Un Casper a quattro zampe #2
“Il romanzo – o lettura da spiaggia – perfetto, ma con una differenza: il suo entusiasmo e le bellissime descrizioni offrono un’attenzione inaspettata alla complessità non solo dell’amore che evolve, ma allo sviluppo delle menti stesse. È un piacevole consiglio per gli amanti del genere romantico che cercano il tocco di una maggiore complessità nelle loro letture.”. –Midwest Book Review (Ora e per sempre). TERRE SPETTRALI: MORTE E BRUNCH è il secondo libro della nuova affascinante serie di gialli dell’autrice bestseller Sophie Love, scrittrice della serie La locanda di Sunset Harbor, un bestseller numero uno #1 con oltre 200 recensioni a cinque stelle… Marie Fortune, 39 anni, toelettatrice per cani di grande successo a Boston, si lascia alle spalle una vita stressante e si dirige in una piccola cittadina sulla costa del Maine per crearsi una nuova vita. Rimane impegnata nella ristrutturazione di una vecchia casa storica lasciatale dalla prozia, decidendo di darle una nuova vita in qualità di B&B. Però c’è una cosa che non avrebbe mai potuto prevedere: la casa è stregata. Due cose, a dire il vero: la sua prozia le ha lasciato anche un cane, ed è decisamente ben lungi dall’essere un cane normale… Altri proprietari di B&B hanno sentito dell’abilità di Marie di cacciare i fantasmi, e lei si ritrova – con sua grande sorpresa – a sentirsi richiedere i suoi �servizi’ da paesini vicini. Pare ci siano molti B&B che necessitano di una pulizia dai loro fantasmi. Con il suo B&B che sta fallendo e il fidato cane come braccio destro, Marie non ha altro da perdere… Ma quando arriva dal suo primo cliente – e qualcuno muore inaspettatamente – Marie si rende conto che forse si è ficcata in qualcosa di molto più grosso. Ancora una volta dovrà risolvere il delitto per salvare il proprio futuro… Un giallo leggero e accattivante, pieno zeppo di mistero, amore, fantasmi, viaggi, animali e cibo che ruota attorno a una piccola cittadina e a un B&B bisognoso di ristrutturazione. Ti catturerà il cuore: TERRE SPETTRALI: MORTE E BRUNCH è un giallo che sarà impossibile smettere di leggere e che ti costringerà a sfogliare le sue pagine (e a ridere a crepapelle) fino a notte fonda… “Il romanticismo è lì, ma non in maniera eccessiva. Onore all’autrice per questo stupefacente inizio di una serie che promette di rivelarsi molto interessante.”. –Books and Movies Reviews (Ora e per sempre). Il libro #3 della serie —RANCORE E PRANZO—è ora disponibile!





Sophie Love

TERRE SPETTRALI MORTE E BRUNCH




T E R R EВ В  S P E T T R A L I :




M O R T E




E




B R U N C H




(UN CASPER A QUATTRO ZAMPE – LIBRO 2)




S O P H I EВ В  L O V E



Sophie Love

Sophie Love ГЁ l'autrice di bestseller come la serie romantica LA LOCANDA DI SUNSET HARBOR, composta da otto libri, e la commedia romantica LE CRONACHE DELL'AMORE, che comprende cinque libri. La sua nuova serie TERRE SPETTRALI, comprendente (al momento) tre libri, ГЁ un cozy mystery: un giallo soft, di piacevole lettura.



Non esitate a visitare il sito Web di Sophie www.sophieloveauthor.com (http://www.sophieloveauthor.com/) e scriverle un'e-mail, o iscrivetevi alla mailing list per ricevere e-book omaggio, per ricevere aggiornati, e restare in contatto!



Copyright © 2020 di Sophie Love. Tutti i diritti riservati. Salvo per quanto permesso dalla legge degli Stati Uniti U.S. Copyright Act del 1976, è vietato riprodurre, distribuire, diffondere e archiviare in qualsiasi database o sistema di reperimento dati questa pubblicazione in alcuna forma o con qualsiasi mezzo, senza il permesso dell’autore. Questo e-book è disponibile solo per fruizione personale. Questo e-book non può essere rivenduto né donato ad altri. Se vuole condividerlo con altre persone, è pregato di aggiungerne un’ulteriore copia per ogni beneficiario. Se sta leggendo questo e-book senza aver provveduto all’acquisto, o se l’acquisto non è stato effettuato per suo uso personale, è pregato di restituirlo e acquistare la sua copia. La ringraziamo del rispetto che dimostra nei confronti del duro lavoro dell’autore. Questa storia è opera di finzione. Nomi, personaggi, aziende, organizzazioni, luoghi, eventi e incidenti sono frutto dell’immaginazione dell’autore o sono utilizzati in modo romanzesco. Ogni riferimento a persone reali, in vita o meno, è una coincidenza. Immagine di copertina Copyright Chris Mt, utilizzata con il permesso di Shutterstock.com.



I LIBRI DI SOPHIE LOVE




UN CASPER A QUATTRO ZAMPE

TERRE SPETTRALI: OMICIDIO E COLAZIONE (Libro #1)

TERRE SPETTRALI: MORTE E BRUNCH (Libro #2)

TERRE SPETTRALI: RANCORE E PRANZO (Libro #3)


LA LOCANDA DI SUNSET HARBOR

ORA E PER SEMPRE (Libro #1)

SEMPRE E PER SEMPRE (Libro #2)

SEMPRE CON TE (Libro #3)

SE SOLO PER SEMPRE (Libro #4)

PER SEMPRE E OLTRE (Libro #5)

PER SEMPRE, PIГ™ UNO (Libro #6)

PER TE, PER SEMPRE (Libro #7)

NATALE PER SEMPRE (Libro #8)


LE CRONACHE DELL’AMORE

UN AMORE COME IL NOSTRO (Libro #1)

UN AMORE COME QUELLO (Libro #2)

UNA AMORE COME IL LORO (Libro #3)

UNA AMORE COSI’ GRANDE (Libro #4)

UN AMORE COME IL VOSTRO (Libro #5)




CAPITOLO UNO


Nel sentire i rumori del trapano e del martello provenienti dall'esterno, Marie avrebbe dovuto sentirsi rassicurata: in fondo, erano il segnale che i lavori alla casa procedevano per il meglio. Invece quei suoni le procuravano una strana sensazione. Le sembrava infatti, come in certi cartoni animati, di udire in continuazione l'effetto sonoro di un registratore di cassa. Ogni volta che il cassetto si apriva, il suo denaro prendeva il volo. PiГ№ chiodi piantava Benjamin, il suo prezioso tuttofare, piГ№ i suoi soldi mettevano le ali. Ogni volta che tintinnava la catena del dondolo in veranda, ancora piГ№ quattrini se ne andavano. Se Marie avesse ascoltato molto attentamente, avrebbe potuto sentire il pianto digitale del suo conto in banca.

Ci fosse stato anche solo un ospite in più lì a June Manor, quei rumori non le avrebbero dato poi così fastidio. Date le circostanze, invece, si domandava per quale motivo avesse deciso di intraprendere quei lavori. Perché scomodarsi a migliorare il posto, se tanto non veniva nessuno?

Conosceva la risposta. Benché di recente il bed-and-breakfast avesse avuto la sua dose di controversie e pubblicità negativa, Marie sperava comunque che l'affare si sarebbe sgonfiato presto. In fin dei conti… le notizie non potevano certo aver raggiunto tutti. C'era ancora, certamente, qualcuno che ignorava che lei aveva affermato che il suo bed-and-breakfast fosse infestato dai fantasmi, per essere in seguito sbugiardata. Quelle notizie erano circolate, sì, ma in cerchie ristrette, tra piccoli gruppi online e, naturalmente, tra gli abitanti di Port Bliss. Tutto sarebbe indubbiamente ritornato alla normalità… vero?

Quella almeno era la sua speranza. Ma si trattava di una speranza labile, specie considerando i suoi piani per quella notte. Fermarsi a pensarci la faceva sentire nervosa, forse anche un po' spaventata. Ma in ballo c'erano ventimila dollari. Quelli sì che avrebbero attutito i rumori causati da Benjamin in veranda, fino a renderli meno allarmanti.

Seduta al tavolo della sala da pranzo, Marie si trovava in una posizione ideale: era abbastanza vicina ai lavori da poter capire a che punto fossero, ma era anche abbastanza distante da non rimanerne troppo traumatizzata. Lanciava frequenti sguardi al suo cellulare, in ansiosa attesa della telefonata che avrebbe dato inizio a quella che si prospettava giГ  come una notte molto strana.

Mentre aspettava, sentì aprirsi la porta d'ingresso. Doveva essere Posey, tra le pochissime persone a entrare a June Manor senza bussare prima. Poco dopo, infatti, vide avanzare verso la sala da pranzo proprio la sua gentile e talentuosa cuoca. Non portava con sé nessuna borsa, segno che avrebbe preparato la cena per l'unico ospite del bed-and-breakfast usando gli ingredienti che già si trovavano nel frigorifero.

“Benjamin ha quasi finito di rimettere in sesto il dondolo,” disse Posey. “Sta venendo davvero bene.” Esitò prima di entrare in cucina e lanciò un'occhiata curiosa a Marie. “C'è qualcosa che non va?”

“Oh, un sacco di roba. Ma, in questo preciso istante, mi chiedo semplicemente se non stia per commettere un grosso errore.”

“Oh, vero! Me ne ero quasi dimenticata. È come un appuntamento galante, giusto? Tu e Brendan?”

Il suono di quel nome le provocava emozioni confuse. Dopo tutto, Brendan Peck era l'autore di quelle registrazioni che le avevano fatto credere che il suo bed-and-breakfast fosse infestato. Ed era sempre stato lui, in seguito, a smontarle, per evitare a sé stesso e a Marie di essere sospettati in un caso di omicidio. Gli eventi avevano poi preso una piega assurda, quindi non sarebbe stato poi tanto strano se avesse sviluppato sentimenti piuttosto freddi verso una tale persona. Ma il fatto che Brendan sembrava una persona molto genuina non l'aiutava affatto. Così Marie si ritrovava adesso a dover combattere con tutte le sue forze quella che sembrava a tutti gli effetti una piccola cotta nei suoi confronti.

“Uhm, assolutamente no,” rispose Marie. “Starmene rinchiusa in una casa a sperare che il mio cane riesca a stanare e mettere in fuga un fantasma non è affatto un appuntamento galante.”

“Ma starai insieme a lui, giusto?” arguì Posey, con un sorrisetto malizioso. “Tipo, per tutta la notte?”

“Sei una persona orribile, Posey. Però… sei anche un angelo. Sei sicura di volerti occupare tu del posto stasera?”

“Tesoro, non c'è quasi nessuno. E ho salvato il numero di telefono di Benjamin. Sì, penso di potermela cavare. Mi piacerebbe soltanto poter avere Boo con me, sono affezionata a quel bastardino.”

Come evocato dalla menzione del suo nome, Boo zampettò dentro la stanza. Sollevò il muso guardando Posey con aria speranzosa, e scodinzolò quando lei gli fece una grattatina tra le orecchie. “Allora, stasera si va a caccia di spettracci, vero, ragazzo?”

In risposta alla voce acuta di Posey, la sua coda si mosse ancora più rapidamente. La seguì in cucina, sperando forse che avrebbe lasciato cadere una briciola o due mentre preparava la cena. Marie rimase di nuovo da sola, seduta al tavolo della sala da pranzo mentre tentava di convincersi che non stava per commettere un grosso errore. Come pensava di potersi tenere alla larga dalla comunità di appassionati di paranormale, se di sua spontanea volontà si stava ricacciando in una situazione di quel tipo?

Quando il telefono squillГІ, quasi si lasciГІ sfuggire un piccolo urlo di paura.

Oh giГ , pensГІ. Terrorizzata da un telefono. Farai proprio un figurone stanotte. Grazie al cielo che ci sarГ  anche Brendan Peck.

A Posey sarebbe piaciuto il sorriso che affiorò alle labbra di Marie non appena vide il nome di Brendan sul suo cellulare. Certo, non poteva essere che lui, ma averne la conferma, per qualche motivo, la rassicurava. Era una sensazione strana… e non le piaceva.

“Ehilà,” disse lei. “È da un po' che non ci si vede… o sente.”

“Non tantissimo,” rispose Brendan. “Quattro giorni, giusto?”

“Non sto a contarli.” Invece li contava, eccome. E sì, aveva ragione lui: erano quattro giorni.

“Beh, forse dovresti,” continuò lui. “Senti, Marie, mi spiace davvero tantissimo, ma non posso venire stasera.”

La prima sensazione provata da Marie fu il terrore, seguito da una fugace tristezza nel rendersi conto che non avrebbe visto Brendan. A prevalere, perГІ, era decisamente il terrore. La proprietaria del bed-and-breakfast aveva messo bene in chiaro che quella sarebbe stata la sola notte in cui avrebbe aperto casa sua in quel modo. In pratica, era ora o mai piГ№. E anche se Marie avrebbe preferito scegliere l'opzione mai piГ№, non poteva certo rifiutare tutto quel danaro.

“Sei sicuro che non si può rimandare?” chiese Marie.

“No. Deve essere per forza stasera.”

Le ribollì lo stomaco, di nervosismo, ma anche di paura, una paura mai sentita fino ad allora. Le sembrò quasi di sentire, dentro di sé, una voce che, dando di gomito al suo buon senso, osservava: Beh, ad ogni modo, mica volevamo farla davvero questa cosa, no?

“Cosa? Aspetta un secondo. Sei stato tu a trascinarmi in questo affare. E adesso mi dici che non vieni?”

“Lo so, lo so. Ma, vedi, c'è questo convegno in Rhode Island. Uno degli ospiti in programma si è ammalato e non può più andare. Mi hanno chiamato stamattina, chiedendomi se potessi essere lì stasera per sostituirlo. So che potrebbe sembrare un po' egoista, ma potrebbe essere un bel colpo per salvare la mia carriera.”

La spiegazione era chiarissima. Marie sentì dentro di sé la paura espandersi come erba infestante e prendere il controllo di ogni cosa. Non credeva di aver mai sentito prima in vita sua una tale angoscia. E la cosa ironica era che forse non sarebbe stata così spaventata, se non avesse già visto ciò che Brendan poteva portare nella sua vita. E sebbene non credesse sul serio alle sue teorie né agli incontri ravvicinati con spettri e fantasmi, aveva comunque vissuto quelle cose abbastanza da vicino da sapere bene in che situazione avrebbe potuto ritrovarsi… da sola, stavolta.

In un angolo ancora più remoto della sua mente si materializzò un'altra paura: quella di dover andare fino lì (tutta sola!) solo per dover scoprire poi che la piccola esibizione che Boo aveva sfoggiato a June Manor era stato solo un caso. E l'ultima cosa a cui Marie voleva essere associata, per non rovinare una reputazione che a Port Bliss era già logora, era il termine truffa.

“E tu vorresti che io vada lì da sola?”

“Marie, andrà tutto bene. Ci sarà Boo con te.”

“Ma certo. Sarò in compagnia di un cane.”

“Un cane dalle abilità speciali, aggiungerei.” Brendan sospirò. E in quel sospiro, molto più che in tutto ciò che aveva detto fino ad allora, Marie percepì una costernazione sincera. “Mi spiace davvero tanto, Marie. Guarda… se non te la senti, posso chiamare la signora Grace e parlarci io.”

Dentro di sГ©, Marie continuava a ripetersi come un mantra: hai bisogno di soldi. E la somma che avrebbe portato a casa recandosi in quell'altro bed-and-breakfast, sempre ammesso che Boo fosse riuscito a fare ciГІ che gli veniva chiesto, era davvero generosa.

“E se una volta lì vengo posseduta da un demone o qualcosa del genere?” chiese Marie. Voleva essere una battuta, ma subito le venne in mente quel film con la bambina che volava sopra il proprio letto e vomitava sul prete la sua zuppa di piselli, o qualsiasi cosa fosse. L'ironia era crudele; i meccanismi di difesa che in genere scattavano per proteggerla da questo genere di cose la stavano terrorizzando ancora di più.

“Non scherzare, Marie. Senti, se una volta sul posto ti sembra che le cose stiano andando un po' fuori controllo, ci sono alcune cose che puoi fare. Come prima cosa… portati con te una Bibbia. Conosci a memoria qualche versetto?”

“Uhm… non davvero.”

“Non importa. Trova il passaggio in cui Cristo chiede ai demoni di allontanarsi e…”

“Aspetta un momento, ma fai sul serio?”

“Eccome. E se questa cosa della Bibbia ti sembra troppo strana, puoi sempre usare del sale. Anche i cacciatori di fantasmi del Duemila credono che rimanere all'interno di un cerchio di sale può tenerti al sicuro dagli spettri più malevoli. C'entra l'energia della terra…”

“Brendan! E questo mi dovrebbe far stare più tranquilla?”

“Senti, Marie. Spero che tu sappia che non ti farei mai andare da sola se pensassi che fosse pericoloso.”

“Sì, lo so.”

“A presto, allora?”

Non poteva lasciarsi sfuggire l'occasione per un'ultima frecciata. “Dipende da te, mi sa.”

Chiuse la telefonata, sorridendo. Boo si era avventurato nuovamente nella stanza e la guardava con uno sguardo d'intesa. A volte quel cane le faceva venire la pelle d'oca. Per esempio, in quel momento sembrava percepire perfettamente il disagio di Marie, come se avesse ascoltato ogni singola parola, di entrambi gli interlocutori, della conversazione appena svoltasi.

“Che ne dici, Boo? Sei pronto?”

In risposta, il cane scodinzolГІ e si avviГІ verso la porta d'ingresso.

Marie guardГІ fuori dalla finestra e vide Benjamin impartire delle istruzioni a un altro operaio arrampicato su una vecchia betulla. I rami erano troppo vicini alla casa e bisognava sfrondarli. Li osservГІ, ma distrattamente. Pensava a cosa avrebbe potuto accadere quella notte e a come la sua reputazione avrebbe potuto essere intaccata se si fosse tirata indietro. Ormai c'era dentro fino al collo, anche se era Boo che avrebbe dovuto fare tutto il lavoro. GiГ , aveva bisogno del denaro, ma davvero il gioco valeva la candela, con tutti i guai e la paura che comportava?

I suoi pensieri furono interrotti dal rumore di un ramo spezzato e da uno strano rumore metallico, come di qualcosa che si ГЁ appena rotto. GuardГІ sulla destra e vide che il primo ramo caduto dalla betulla era atterrato direttamente sul margine sinistro della veranda, distruggendo mezza grondaia.

Sospirò, calcolando subito quanto le sarebbe venuto a costare. E così ebbe la conferma che, per quella sera, non le restava che attenersi al programma previsto.




CAPITOLO DUE


Marie guardГІ davanti a sГ©, oltre il parabrezza, esaminando da cima a fondo il vecchio bed-and-breakfast. InclinГІ la testa, per poterlo osservare da un'altra angolatura, ma le sembrava sempre uguale. AggrottГІ le sopracciglia: la cosa non aveva senso.

“È questo il posto?” chiese Marie, guardando Boo. “È questo il bed-and-breakfast?”

Boo era seduto nel sedile posteriore, e scrutava il luogo come se fosse un potenziale cliente.

La casa in sГ© aveva un che di maestoso, ma la sua solennitГ  era minata da una facciata sinistra. Per meglio dire, era ai limiti del decrepito e dell'inquietante. June Manor, al confronto, sembrava una scintillante reggia da cartone animato della Pixar.

“Beh, Boo, mi sa che tra i bed-and-breakfast inquietanti spaventosi e potenzialmente infestati non siamo certo i primi in classifica.” Ridacchiò alla sua battuta, ma poi si rese conto che non c'era molto da ridere.

Per tutta risposta, Boo sbuffГІ sommessamente. Sembrava condividere le sensazioni di Marie.

“Cosa succederà se non dovesse funzionare?” chiese Marie.

Boo guaì e con innocenza grattò la zampa contro la portiera. Era come se sapesse che quella era la loro destinazione… e che aveva del lavoro da fare.

“Okay, andiamo. Solo… non avercela con me, d'accordo? Mi dovrò prendere io i meriti per questo lavoro. Capisci, vero?”

Boo si limitГІ a continuare a grattare la portiera.

Marie osservГІ nuovamente la casa. Certo, June Manor aveva un certo aspetto dark, ma qui si saliva davvero di livello. Sembrava una sorta di castello in miniatura trasportato via aereo direttamente dalla Transilvania e fatto atterrare nella piccola cittadina di Bloom, nel Maine. Il dettaglio piГ№ grazioso e piГ№ tradizionale di tutto era il cartello intagliato a mano affisso sopra l'ampia scalinata della veranda, sul quale c'era scritto BLOOM GARDENS AND REST. A parere di Marie, era l'unico elemento che rendeva un po' accogliente l'esterno del palazzo. Certo, era ben tenuto, ma ogni dettaglio sembrava gridare questa ГЁ una casa degli orrori anzichГ© vi auguro una piacevole notte di riposo al mio interno.

In altre parole, per la prima volta stava avendo un assaggio di quello che in tanti dovevano pensare di June Manor.

“Ventimila dollari,” si disse Marie. “Non dimenticartelo.”

Uscì dall'auto insieme a Boo e insieme attraversarono il piccolo cortile per raggiungere la veranda. Durante il breve cammino, Marie si prese un momento per fare il punto su come fosse finita lì. Di certo il fatto di essere la proprietaria di un bed-and-breakfast da sole tre settimane non le dava il diritto di mettersi a spiegare a un'altra proprietaria cosa fare con la propria attività, questo era sicuro. Dopo tutto, aveva preso in considerazione la richiesta di questa donna solo per i soldi che le avrebbero permesso di tenere a galla il proprio bed-and-breakfast, il quale aveva decisamente già avuto la sua dose di attività soprannaturale, con tutti i guai che ne erano conseguiti.

Avvicinandosi alla veranda, a Marie venne in mente che stava per varcare di sua spontanea volontà l'ingresso di un luogo che poteva essere veramente infestato. Sebbene si stesse rassegnando all'idea di ammettere che forse c'era davvero qualcosa di paranormale nel suo bed-and-breakfast, entrare di proposito in un posto che la stessa proprietaria aveva definito come “messo a soqquadro regolarmente molte volte a notte” era una faccenda completamente diversa.

Quando giunse sulla veranda, Marie rabbrividì. Era solo la sua immaginazione, o all'improvviso l'aria era diventata un po' più fredda?

Boo zampettò su per le scale e rimase in attesa davanti alla porta. Marie lo seguì e bussò, producendo un suono sordo e spaventoso. Si disse tuttavia che era la sua mente a essere sicuramente già tanto suggestionata da farglielo sembrare molto più terrificante di quanto non fosse in realtà.

La donna che le aprì la porta aveva un aspetto completamente opposto a quello della casa. Era una signora sui cinquant'anni, che indossava un abito estivo giallo chiaro. Aveva i capelli biondi, anche se aveva scelto di non darsi troppo la pena per nascondere quel po' d'argento che iniziava a colorarne le radici.

La donna esaminГІ Marie per un momento e aspettГІ qualche secondo prima di sorridere. A quanto pareva, anche lei era stranita quanto Marie dalla situazione.

“Lei è Marie Fortune, suppongo?” chiese.

“Sì, signora.”

“Piacere di conoscerla, Marie. Mi chiamo Anna Grace, sono la proprietaria del Bloom Gardens.” Abbassò poi lo sguardo, accorgendosi per la prima volta di Boo. “Oddio, e lui chi è?”

Boo sapeva riconoscere le lodi quando le riceveva, e immediatamente raggiunse i piedi della sua nuova amica. La signora Grace gli fece una grattatina sotto il mento e gli accarezzГІ la testa.

“Lui è Boo. E le sarei molto grata se potesse rimanere con me, se lei è d'accordo. È il mio aiutante.”

“Oh cielo,” esclamò la signora Grace. “Adoro i cani, e lui sembra davvero un tesoro, ma non ho mai permesso a nessun cane di entrare in casa mia.”

Marie sentì il cuore paralizzarsi. Ci mancava solo quello, aver fatto tutta quella strada fino a lì solo per scoprire di non avere il permesso di usare la sua arma segreta. Se a Boo non fosse stato consentito di rimanere al suo fianco, in breve tempo avrebbe fatto la figura dell'imbrogliona. Sentì accendersi una scintilla di panico, ma immaginò che poteva perlomeno tentare di convincere la signora Grace.

“Oh, capisco. Beh, vede, in un certo senso lui è parte integrante del mio lavoro. È un po' difficile da spiegare.” Ma ciò che davvero stava pensando era che se a Boo fosse stato vietato di entrare, tutto sarebbe crollato come un castello di carte e il giorno successivo avrebbe avuto la reputazione di una grossa ciarlatana.

“Suppongo che è addomesticato e non urina in casa?” domandò la signora Grace.

“Certo. È addestrato a lasciare peli in giro. E comunque, se vuole, posso passare l'aspirapolvere prima di andare via.”

La signora Grace si mise a riflettere ma aveva l’aria irritata. Osservò Boo, che sembrava essere consapevole di essere l'oggetto della conversazione. Sbuffò leggermente e annusò i piedi della signora Grace.

“D'accordo, ha il mio permesso,” concesse la signora Grace. “Ma la prego di tenerlo d'occhio.”

Marie provò subito una sensazione di sollievo ma cercò di far finta di niente, limitandosi a un semplice ma cortese: “Grazie.”

La signora Grace annuì. Si guardò intorno: il pomeriggio stava ormai cedendo il passo al crepuscolo. Anche se diversi giorni prima aveva acconsentito con Brendan a fissare l'appuntamento a quell'ora, ora ne sembrava quasi pentita. “Vi prego, entrate, tutti e due, vi faccio fare un giro della casa.”

La signora Grace fece strada, lasciandoli entrare. Appena Marie varcГІ la porta d'ingresso, ancora una volta le sembrГІ che il mondo fosse diventato, d'improvviso, un po' piГ№ freddo. GuardГІ in basso verso Boo per vedere se si comportasse in modo inusuale, ma non sembrava affatto turbato, tutt'altro: aveva invece l'aria entusiasta di poter esplorare una nuova casa.

“Non posso affermarlo con certezza,” disse la signora Grace, guidandoli verso il pittoresco atrio, “ma credo che ce ne siano due. Uno sembra amichevole, l'altro piuttosto cattivo.”

“Due…?”

“Fantasmi, cara.”

La signora andava dritto al sodo, pensГІ Marie. Non menava il can per l'aia, nessuno spettrale elefante nella stanza. C'era un che di confortante in quell'atteggiamento, ma anche di disarmante. Brendan avrebbe adorato questa signora, trovГІ.

Marie ascoltГІ attentamente, ma si prese anche il tempo di esaminare per bene il luogo. Le sembrГІ che, tutto sommato, avesse piГ№ cose in comune con June Manor di quanto avesse pensato. All'interno, aveva un'aria piГ№ maestosa, sebbene sempre spettrale. Era un edificio a due piani, ma risultava angusto come se si fosse trattato di un solo piano. Era una sensazione particolare. Il soffitto nell'atrio era alto almeno sei metri, e si abbassava, ma di pochissimo, mano a mano che si passava da una stanza all'altra. Sul pavimento dell'atrio erano disposte delle piastrelle che assicuravano una transizione elegante verso il corridoio, da cui si accedeva a diverse camere. Come a June Manor, la scala di accesso al secondo piano era una delle prime cose che si vedevano entrando in casa, poichГ© si trovava dirimpetto alla porta d'ingresso.

“Brendan le ha detto molto in merito alla casa?” domandò la signora Grace.

“Non molto,” rispose Marie. “Credo desiderasse che fosse lei a parlarne.”

La signora Grace li guidГІ in un piccolo soggiorno caratterizzato da un arredamento sontuoso e bellissimo. Marie si sedette su un piccolo divanetto mentre la signora Grace si accomodГІ su una poltrona reclinabile dall'aria davvero signorile.

“Va avanti da anni ormai,” iniziò a spiegare la signora Grace. “All'inizio, erano piccole cose. La saliera e lo spargipepe dall'angolo cottura si spostavano fino al lavandino della sala da bagno. I parasole della veranda posteriore si chiudevano appena li aprivo. La cosa che preferivo però era questa: ogni tanto, mentre ascoltavo Frank Sinatra sul mio altoparlante Bluetooth, la musica veniva interrotta dal sibilo di un'interferenza, dopodiché partivano i Beatles. Sempre la stessa canzone, Strawberry Fields Forever. Piccole cose così.”

“Poi però la situazione è peggiorata?” chiese Marie.

“Sì. All'incirca sei o sette mesi fa, ho avuto la sensazione che ne fosse arrivato un altro. Tutti quegli scherzetti di cui parlavo erano opera del primo fantasma. Sinceramente, non so nemmeno se i miei ospiti se ne siano mai davvero accorti. Alcuni mi hanno riferito di aver intravisto qualcosa con la coda dell'occhio, o mi hanno detto che alcuni loro effetti personali sembravano essere spariti, ma che poi erano riapparsi sul loro comodino poco prima del check-out. Ma poi quest'altro… è arrivata quest'altra presenza, ecco, e tutto è cambiato. Ad esempio, gli ospiti hanno iniziato a venire da me al mattino assicurandomi di aver visto una figura imponente ai piedi del letto. Una coppia della Virginia mi ha persino giurato che il loro letto era stato sollevato da qualcuno o qualcosa. Questi poveretti hanno lasciato l'hotel alle due di notte. Il marito era pallido come un cencio.”

“Lei ha mai visto di persona una di queste figure?” le domandò Marie.

“Credo di aver visto quella cattiva. Ho imparato ad accorgermi quando è presente nella stessa stanza dove mi trovo io, perché diventa dannatamente fredda. E quando le dico di andarsene, lo fa… ma con riluttanza. E quando se ne va, in un paio di occasioni mi è parso di vedere qualcosa muoversi, come un'ombra sfocata.”

“La casa ha qualche storia lugubre alle spalle?” chiese Marie.

“Sì, anche se ne sono venuta a conoscenza soltanto dopo averla acquistata, otto anni fa. Secondo alcuni rapporti di polizia c'è stato un caso di una donna che ha ucciso il marito, per legittima difesa. E gira anche voce che l'uomo che ha costruito la casa, il primo proprietario, immagino, si sia impiccato in veranda durante un temporale.”

Marie rabbrividì, ma fece del suo meglio perché l'altra non se ne accorgesse. Aveva una gran voglia di scappare ma, allo stesso tempo, si sentiva incollata al divano.

“C'è anche un'altra cosa,” aggiunse la signora Grace. “Mia madre asseriva che la casa in cui era cresciuta da ragazza fosse infestata da uno o due fantasmi. Lei è morta molti anni fa, ormai… e la casa alla fine è stata fatta demolire da una grossa società edilizia. Quando il signor Peck è venuto qui a esaminare il luogo, mi ha detto che cose del genere non sono inusuali, che esistono storie di fantasmi che restano attaccati alle stesse famiglie anche dopo che queste hanno traslocato in un'altra casa. Potrebbe trattarsi di uno di questi casi.”

“Capisco,” disse Marie. Ma non era affatto vero. Aveva soltanto sentito il bisogno di dire qualcosa per non far piombare la casa in una cappa di silenzio.

“Ad ogni modo,” proseguì la signora Grace, “se ha bisogno di me, sarò nella mia seconda casa. La maggior parte del tempo vivo qui, ma da quando si è manifestato quest�altro fantasma trascorro sempre più tempo nel mio piccolo cottage fuori città.”

“Non rimane qui?” si stupì Marie. Le parve che il mondo le stesse crollando addosso in quel preciso istante.

“No, cara. Non che creda che qui dentro ci sia qualcosa che mi possa fare del male, ma preferisco comunque non essere nei paraggi mentre lei si adopera per disturbare i miei sgraditi ospiti. Mi spiace molto… Brendan non le aveva detto che non sarei rimasta?”

“No, non me ne ha fatto cenno.” Cercò di celare la sua irritazione, perché non provava nessun risentimento nei confronti della signora Grace. Ma di certo avrebbe avuto qualche paroletta da dire a Brendan, se mai lo avesse rivisto.

“Beh, mi spiace terribilmente, ma credo che potrebbe essere molto strano se rimanessi qui. Ho già preso impegni e preferirei non modificarli.”

“Ovviamente no,” assentì Marie. Il terrore la stava paralizzando. Trovò difficile persino pronunciare quelle due parole, che le uscirono con un tremolio infantile che sperava la signora Grace non avesse notato.

“Signorina Fortune, le auguro il massimo della fortuna,” disse la signora Grace, avviandosi verso la porta. “Per qualsiasi evenienza, il mio numero è sul frigorifero. Si serva pure se ha fame, mi raccomando.”

“Grazie. Sa, mi chiedevo se…”

“Oh, sono sicura che se la caverà alla grande. Grazie mille per il suo aiuto! Ci vediamo domattina.” Aprì la porta poi, come se avesse avuto un improvviso ripensamento, aggiunse: “Magari stia attenta alla prima camera del secondo piano. In genere è piuttosto… movimentata.”

“Cosa vuol d…”

La signora Grace se ne andò così rapidamente che il colpo d'aria provocato dalla chiusura della porta investì Marie in pieno. Nel vedere quella porta chiudersi alle spalle della signora Grace, Marie ebbe l'impressione che una lapide fosse stata piantata davanti a una tomba.

“D'accordo,” tentò di scuotersi, cercando lo sguardo di Boo. “Al lavoro, ragazzo. Togliamoci il pensiero, così ce ne potremo andare da qui.”

Boo la guardГІ con aria interrogativa, poi si voltГІ e iniziГІ a zampettare per tutta la casa come se avesse capito perfettamente. Marie esaminГІ con grande attenzione ogni angolo, ogni buco, ogni nascondiglio, ma nella mente, in realtГ , stava abbozzando il testo di un messaggino malevolo da inviare appena possibile a Brendan Peck.

Boo, nel frattempo, esplorava la casa come se ne fosse il proprietario, prendendosi il tempo di fermarsi qua e là e di annusare ogni oggetto interessante. Marie lo seguì per un po' poi, quando fu chiaro che il cane non aveva bisogno del suo aiuto, raccolse tutto il coraggio possibile e iniziò a fare anche lei il suo giro della casa.

C'erano quattro camere al piano terra, tutte arredate essenzialmente nello stesso modo: letti matrimoniali con lenzuola dai colori tenui, tutti disposti su un grande tappeto decorativo che copriva circa metГ  del ben curato parquet della stanza. VisitГІ anche la camera della signora Grace, e poi quello che sembrava una sorta di studio, uno spazio comune in cui Marie immaginava che gli ospiti venissero a bere caffГЁ o tГЁ, a leggere un libro o a chiacchierare.

Salì poi al piano di sopra, dove c'erano altre due camere identiche a quelle del piano terra. Boo adesso la stava seguendo. Mentre Marie faceva strada, si ricordò dell'ultimo avvertimento della signora Grace: la prima stanza del piano di sopra era, aveva detto, particolarmente movimentata. Gettò solo una rapida occhiata nella camera. Ma quel brevissimo tempo le era bastato per percepire in modo molto netto che c'era qualcosa di strano lì dentro. Solo per un attimo, le sembrò di aver infilato la testa in un'antica voragine in cui l'uomo non aveva messo piede per secoli.

Quella sensazione però svani appena uscì dalla stanza. Mentre si calmava, notò che Boo invece era entrato e che sembrava essere interessato a qualcosa. Qualsiasi cosa fosse, attirò la sua attenzione solo per breve tempo, poi anche lui si girò e tornò in corridoio.

Alla fine del corridoio si trovava una camera piГ№ grande che serviva da stanza dei giochi. C'erano un biliardo e un tirassegno per le freccette, ma entrambi erano coperti. Una piccola libreria accoglieva anche una vasta selezione di giochi da tavolo. Dall'aspetto della stanza, Marie ebbe la sensazione che venisse utilizzata raramente.

Il giro continuГІ di nuovo al piano terra, per proseguire in cucina e poi fuori sulla grande veranda posteriore, che sembrava l'unico ambiente moderno di tutta la casa. Il legno fresco era un chiaro indizio del fatto che era stata ristrutturata o riparata di recente. La veranda affacciava su un vasto terreno che, bisognava ammetterlo, in quel momento, bagnato dalla luce del tramonto, era assolutamente splendido: erano quelli i giardini che davano il nome al bed-and-breakfast. Certo, non si poteva paragonare alla vista sul mare di cui si godeva dalla veranda di June Manor, ma possedeva comunque il suo fascino quieto.

Lasciata la veranda, Marie tornГІ nel piccolo soggiorno. Riaccomodatasi sul divanetto che aveva giГ  occupato poco prima, cercГІ di rilassarsi. In fondo, forse si trattava solo di una grande messinscena, o qualcosa del genere. Forse la signora Grace aveva sentito parlare di ciГІ che era accaduto a June Manor e le stava facendo uno scherzo elaborato.

Eppure, mentre il pomeriggio cedeva definitivamente il passo al crepuscolo e il cortile diventava sempre più buio, Marie avvertì che quelle erano soltanto speranze, nient'altro che pie illusioni. Persino Boo sembrava essersi un po' innervosito, man mano che si avvicinava la notte.

“Va tutto bene, Boo,” cercò di rincuorarlo. “E mi spiace averti trascinato in questa situ…”

Fu interrotta da un rumore sordo proveniente dalla cucina. Marie e Boo voltarono subito la testa. Le spalle di Marie si irrigidirono e la coda di Boo si rizzГІ, rimanendo immobile. Marie si accorse di essersi alzata in piedi. Sapeva cosa stava per accadere. Fece del suo meglio per evitarlo ma, prima ancora di rendersene conto, stava correndo verso la porta.




CAPITOLO TRE


Sfrecciò attraverso l'atrio precipitandosi fuori in veranda, poi di corsa scese giù per le scale. Alla fine si fermò, affannata, rendendosi conto che era da tanto tempo che non provava un così grande spavento. Era imbarazzante ma anche rigenerante, e in un certo senso le faceva quasi piacere. Poi si guardò attorno. Ai margini della veranda era ormai calato il buio. Proprio lì, in un remoto passato, forse un uomo si era impiccato.

Lentamente, e con molto imbarazzo, Marie si rincamminò verso la casa. Aveva il cuore ancora gonfio di paura, ma ricordava bene qual era la posta in palio. Ventimila cucuzze. E una reputazione… per così dire. In parole povere, c'era troppo in gioco. Per la prima volta quella sera, fu addirittura contenta che né la signora Grace né Brendan si trovassero lì.

Quando tornò in soggiorno, trovò Boo ad accoglierla. Con il cane al suo fianco, avanzò verso la cucina. Non dovette esaminarla troppo a lungo per constatare l'origine del rumore che l'aveva spaventata. C'era una saliera di cristallo proprio al centro del pavimento. Decisamente non si trovava lì quando lei e Boo avevano fatto il primo giro della casa. La piccola saliera non si era rotta, ma il coperchio si era staccato e del sale si era sparso sul pavimento. Boo avanzò piano verso il sale, lo annusò, poi girò la testa in una smorfia di disgusto.

“Credi che possa essere semplicemente caduta?” chiese Marie.

Ma era solo una pia illusione, perchГ© lo spargipepe che faceva il paio con la saliera era invece ancora al suo posto sul piano cucina, ad almeno un metro di distanza.

Boo annusГІ ancora una volta il sale sparso per terra. Poi sollevГІ la testa per guardare la sua padroncina ed emise un guaito sommesso.

Marie rabbrividì e pensò: La penso proprio come te, amico.


***

Il buio calГІ su Bloom Gardens come una coperta scura sopra un materasso, anche se in quel caso non c'era proprio nulla di confortante. Marie non sapeva bene cosa dovesse fare, anche perchГ© il vero protagonista era Boo. Quanto a lei, le storie che la signora Grace aveva raccontato quasi le avevano fatto venire voglia di scappare a gambe levate.

E l'episodio della saliera non aiutava affatto.

Oh mio Dio, ma cosa ci faccio qui?

Nella sua testa si materializzГІ un grafico a torta che provГІ a ignorare, ma in cui poteva visualizzare la risposta. Il novantotto per cento del grafico era colorato di verde: indicava i verdoni che le erano stati promessi. L'altro due per cento era invece colorato di giallo ed era accompagnato da questa legenda: Fare colpo su Brendan.

Ripensando a lui mentre si trovava ancora in cucina, Marie prese il telefono e scrisse un messaggio molto più breve di quanto avesse inizialmente in mente: Così… la signora Grace non resta qui. Lo sapevi????

ImmaginГІ che dovesse essere impegnato con il convegno e che per un po' non avrebbe potuto risponderle, ma inviГІ il messaggino comunque.

O, perlomeno, provò a inviarlo. Il messaggio risultava sempre in corso d'invio, ma sembrava impossibile riuscire a spedirlo correttamente. Eppure c'era campo e…

Ma mentre Marie aveva gli occhi fissi sul cellulare, il segnale pieno si azzerГІ repentinamente. E la stessa cosa accadde alla batteria, che passГІ dal quarantacinque per cento a zero in cinque secondi netti. Fino a che il telefono non si spense del tutto.

“Che diavolo succede?”

Non aveva mai avuto un solo problema con quel telefono. Aveva meno di un anno e aveva sempre funzionato perfettamente. La sua mente dunque saltГІ subito alla (non tanto) logica conclusione: era colpa della casa. In qualche modo, la casa o le forze che la occupavano stavano sabotando il suo telefono.

Uscì dalla cucina, chiedendosi se per caso non fosse una zona senza segnale. Ma il telefono rimase morto anche in soggiorno, nello studio e in corridoio.

Percorrendo a passo lento la casa con Boo sempre al suo fianco, poté percepire immediatamente che qualcosa era cambiato lì dentro; dopo lo spegnimento del telefono, era diventato evidente. Non erano più lievi brividi di freddo che Marie sentiva adesso, ma era una specie di torpore che si stava impadronendo di lei. Inoltrandosi lungo i corridoi per controllare ogni camera, iniziò ad avere l'impressione che il pavimento fosse fatto di gomma rovente, e questo le rendeva difficile camminare.

Si aggrappГІ al pensiero di ciГІ che le aveva detto Brendan, che non l'avrebbe mai lasciata sola se avesse pensato che potesse essere in pericolo. Gli credeva, ma sapeva anche che la loro soglia di tolleranza nei confronti delle situazioni spaventose era piuttosto diversa.

Fece due giri della casa, senza sapere esattamente cosa stesse cercando. A ogni passo era sempre più terrorizzata, ma la parte di lei che continuava a considerarsi una smaliziata scettica era determinata a voler scoprire cosa di preciso in quella casa sembrasse così disturbante. Mentre camminava nell’edificio, le venne in mente che forse era tutta una gran perdita di tempo. Dopo tutto… non era lei ad avere poteri paranormali, lì dentro. Era Boo. E, per quanto ne sapeva, la sua performance a June Manor, quando si era scatenato contro gli spettri, avrebbe potuto essere semplicemente il frutto di una pura combinazione. Dunque, rendendosi conto di quanto fosse inutile la sua presenza Marie decise di tornare in soggiorno. Immaginò che poteva non essere una buona idea quella di mettersi a guardare la TV; non voleva disturbare i fantasmi, o come li si volesse chiamare, che occupavano la villa. Allo stesso tempo, però, non riusciva a sopportare il silenzio della casa.

Alla fine, scelse di accendere la TV e tenere il volume basso. Notò immediatamente che Boo sembrava inquieto. Rimaneva seduto accanto a lei solo per un attimo, poi si rimetteva sulle quattro zampe per fare un altro giro della casa. Continuò a comportarsi così per un'ora. Marie iniziò a guardare un altro episodio di The Good Place. Era una delle sue serie preferite ma, dato che era confusa e spaventata, non la stava trovando molto divertente né rassicurante.

Mezzanotte si stava avvicinando e, poichГ© dubitava che sarebbe stata in grado di dormire, immaginГІ che dovesse almeno sforzarsi di tenere la mente piГ№ concentrata possibile. Rimanere senza telefono e con il ronzio della televisione in sottofondo non era il miglior esercizio mentale, dunque pensГІ che avrebbe potuto dare un'occhiata ai libri della signora Grace. Era sul punto di alzarsi quando notГІ che Boo stava tornando nella stanza, dopo una delle sue avventure solitarie.

Camminò in tondo un paio di volte poi si accovacciò ai suoi piedi. A quanto pareva, per quella notte per lui bastava così, ed era pronto a dormire. Buona idea. Marie sentì gli occhi socchiudersi, lentamente… fino a che non fu del tutto addormentata.

Si svegliГІ di soprassalto piГ№ tardi, dopo aver sentito un rumore provenire da un punto indefinito della casa. Fu scioccata nello scoprire che si era assopita, e lo fu ancora di piГ№ quando lesse l'ora sull'orologio appoggiato sul tavolino: erano le 3:07.

Si rassettò, stropicciandosi gli occhi, e gettò uno sguardo sulla sinistra, da dove le era sembrato che provenisse il suono. Mentre scrutava il corridoio, lo sentì di nuovo. Veniva proprio da quella direzione, si accorse, ma dal piano di sopra.

Boo avanzГІ verso il corridoio poi si voltГІ verso di lei, come se volesse dirle: Okay, amica, ГЁ tempo di darsi da fare.

Marie si alzò e silenziosamente ringraziò il cane che era partito in avanscoperta. Accese le luci delle scale e seguì Boo. Mentre si avvicinava sempre di più all'oscuro corridoio del primo piano, fu pervasa dalla paura del buio che aveva quand'era bambina. Era impossibile dire quali orrori la aspettassero là sopra: bestie bavose pronte a farla a pezzi, demoni e spiriti emersi dalle viscere della terra, oppure…

Oppure nulla. Accese la luce del corridoio e lo trovГІ vuoto. Eppure il rumore non era cessato. Sembrava in costante movimento, come se qualcuno stesse spostando qualcosa di soffice, o ci si stesse sedendo sopra.

Proveniva dalla prima camera del corridoio, quella più vicina a lei e a Boo. La porta era aperta e per un breve frangente a Marie sembrò di intravedere qualcosa lì dentro. C'era un cigolio di materasso e un frusciare di lenzuola, quasi come se qualcuno stesse saltando sul letto. Rimase sulla soglia a dare un'occhiata e notò che le lenzuola erano spiegazzate, mentre la prima volta che aveva visitato la stanza erano perfettamente tirate. Sembrava proprio che qualcuno si fosse messo a saltare sul letto.

“Suppongo che sia quello amichevole,” affermò Marie.

Boo infilГІ la testa tra la gamba di Marie e lo stipite, per guardare dentro la stanza. Diede un'occhiata curiosa, inclinГІ la testa e iniziГІ a scodinzolare.

In quel preciso momento, si sentì un altro rumore da un altro punto della casa, probabilmente la cucina. I rumori anzi erano due, poi tre, ravvicinati. Era un suono facile da identificare: e del resto, Marie ne aveva già sentito uno uguale, il primo giorno che aveva trascorso per intero a June Manor. Erano passi… e sembravano piuttosto minacciosi, specie considerando che l'unica persona presente in casa, al momento, si trovava nel corridoio del primo piano.

“E immagino che questo sia l'altro,” concluse Marie.

All'improvviso, sebbene fosse sicura che i passi che aveva sentito provenissero dal piano di sotto, il rumore sembrГІ spostarsi proprio nel corridoio, a pochi metri di distanza da dove si trovavano lei e Boo. Il corridoio era diventato freddo e Marie ebbe la netta sensazione che non erano soli.

Boo rimase al suo fianco, immobile come una statua. Tutto il suo corpo nero si irrigidì, il naso puntato in avanti come se fosse un cane da caccia ben addestrato, la coda leggermente incurvata tra le gambe, anch'essa irrigidita come il resto del corpo. Con la gola iniziò a emettere un ringhio sommesso che aumentava di volume secondo dopo secondo. Fronteggiava il corridoio, annusando e piegando piano la testa avanti e indietro.

Rimase in quella posizione per circa dieci secondi, poi fece qualche passo lungo il corridoio. LanciГІ un'occhiata in avanti poi, come se qualcuno gli avesse dato una pacca sulla schiena per incitarlo a lanciarsi alla caccia di qualcosa, si voltГІ e balzГІ dentro la stanza. Il suo ringhio divenne ancora piГ№ minaccioso. Marie non lo aveva mai sentito emettere un suono del genere e ne fu raggelata.

Boo si addentrГІ nella camera, premendo con furia le unghie contro il parquet. Marie cercГІ di dirsi che la folata di vento gelido che le aveva frustato il corpo era solo il frutto della sua immaginazione, ma sapeva che era una bugia.

Il cane iniziГІ ad abbaiare, ma non in modo giocoso o allegro. Erano delle abbaiate minacciose, dei segnali di avvertimento e pericolo. Marie avanzГІ di un passo verso l'ingresso poi si fermГІ, assicurandosi di tenersi a debita distanza e non interferire con quello che Boo stava facendo, di qualsiasi cosa si trattasse. Anche se non amava l'idea di dover stare dietro a un cane che sembrava essere in procinto di scacciare uno spirito malevolo, non le piaceva nemmeno l'idea di perdersi quello spettacolo spettrale.

L’abbaiare di Boo si trasformò poi in una serie di feroci latrati, come se stesse inveendo contro qualcuno. Adesso si teneva molto vicino alla parete di fondo, abbaiando con forza verso l'angolo, come se avesse intrappolato una sventurata preda. Ovviamente, in quell'angolo non c'era niente e nessuno, soltanto uno spazio vuoto.

Rivolgendosi stavolta verso il letto, Boo continuГІ ad abbaiare e guaire. Marie strabuzzГІ gli occhi, tentando di vedere contro cosa stesse abbaiando, ma senza risultato. Per un brevissimo istante, le sembrГІ di vedere le lenzuola muoversi, come se qualcuno fosse scivolato sul letto. Ma avrebbe anche potuto essere un inganno degli occhi, traditi dai movimenti improvvisi e frenetici di Boo.

Più o meno nello stesso momento, Marie sentì qualcosa di freddo premerle sul petto. Fu una sensazione impressionante, come essere immersa in una piscina gelida, ma durò pochissimo tempo. Indietreggiò d'un passo, barcollando e rantolando. Il respiro le si congelò nei polmoni, ma riuscì rapidamente a riprendere fiato. Boo corse verso di lei, poi si precipitò lungo il corridoio e giù per le scale.

Marie lo seguì e quando arrivò in fondo alle scale Boo aveva smesso di abbaiare. Il cane si era fermato a fissare l'atrio, in direzione del soggiorno. Lentamente, i suoi muscoli si distesero. Un guaito sommesso gli sfuggì dalla gola, non di tristezza o dolore, ma più che altro di confusione, o almeno così parve a Marie.

Il cane avanzò di qualche passo verso l'ingresso, infine si rilassò del tutto. Guaì un po', tornò trotterellando da Marie, e le si strofinò contro la gamba. Lei si chinò per fargli delle coccole, lo sguardo fisso verso il corridoio.

“Oh sì che sei un bravo ragazzo, Boo. Tutto a posto, bello?”

Lui scodinzolò per rispondere che sì, stava bene. Ripercorsero insieme il corridoio, attraversarono a passo lento la cucina, e raggiunsero infine il soggiorno. Poi Marie si diresse nuovamente verso le scale, e alzò lo sguardo verso il piano di sopra.

“Lo senti anche tu, amico?” chiese.

Boo si sedette, fissando anche lui in alto, oltre le scale. Era quasi tornato il solito Boo. A quanto pareva, anche lui lo sentiva.

Anche se, onestamente, non c'era davvero qualcosa da sentire… era più come non sentire niente. Marie si rese conto che quella sensazione opprimente che aveva percepito in casa, quella che a un certo punto le aveva reso difficile persino camminare, era come svanita.

“Penso tu ce l'abbia fatta,” si complimentò Marie con Boo. “Penso che se ne siano andati.”

E sentiva che era davvero così. Allo stesso tempo, però, una parte di lei era ancora inquieta. La sua mente cercava furiosamente di dare un senso a ciò a cui aveva appena assistito. Non si trattava soltanto di convincere la propria mente che ciò che aveva visto era davvero accaduto; ciò che era successo lì dentro avrebbe potuto rimettere radicalmente in discussione la sua visione del mondo. Esistevano forse cose fuori dall'ordine della natura, che l'essere umano non poteva vedere né controllare?

Due vibrazioni dentro la tasca la colsero di sorpresa. Si lasciГІ sfuggire un piccolo urlo, poi afferrГІ il telefono e vide che Brendan le aveva scritto due volte mentre il cellulare era spento. Il primo messaggio era arrivato alle 22:30, il secondo alle 0:12. Entrambi erano semplici e andavano dritti al punto: controllare come stesse Marie.

Ehi, ancora viva? diceva il primo.

Nel secondo c'era scritto invece: Sinceramente inizio a essere un po' preoccupato per te. Spero davvero che il tuo cane ti stia proteggendo.

Decise di non rispondere, dal momento che erano quasi le 3:30 di notte. FissГІ invece il suo telefono, che adesso funzionava di nuovo come se prima non fosse accaduto nulla, poi piano si guardГІ intorno.

Aveva assistito al piccolo show di Boo. E, pochi secondi dopo, il suo telefono aveva ripreso a funzionare.

La casa sembrava diversa, meno opprimente, più luminosa, per così dire. Marie lasciò che quella sensazione le scivolasse addosso, poi guardò Boo avanzare verso il soggiorno, raggomitolarsi sul divano e sprofondare in un meritatissimo sonno.




CAPITOLO QUATTRO


Quando il mattino seguente, poco dopo le nove, Marie rientrГІ a June Manor, gli ospiti che aveva lasciato alle cure di Posey stavano scendendo le scale, pronti a fare il check-out. Fu molto lieta di notare che avevano l'aspetto contento e ben rilassato. Le ci volle un momento per riadattarsi al suo ruolo di proprietaria di bed-and-breakfast, dopo una notte perlopiГ№ insonne trascorsa a osservare il proprio cane scacciare due fantasmi da una casa, ma fece comunque del suo meglio.

Quanto a Boo, trovГІ immediatamente il suo punto preferito sul pavimento del soggiorno e si sdraiГІ in tutta tranquillitГ . Sembrava molto stanco e contento di essere tornato a casa.

Posey stava giГ  per accomodarsi dietro al banco della reception per provvedere alle operazioni di check-out dei clienti. Si trattava di una vecchia coppia di sposi che, volendo passare un po' di tempo lontano dalla cittГ , aveva trascorso in spiaggia la maggior parte della giornata precedente.

“Com'è andata?” chiese Marie recuperando la loro chiave.

“Oh, è un posto adorabile,” disse la moglie. “E la vista sulla spiaggia al tramonto dalla veranda sul retro era straordinaria, proprio da cartolina.”

“E mi piace che questo posto non insegua la modernità a tutti i costi, che non tenti di copiare gli interni di tutte le riviste di design,” aggiunse il marito. “Mi sembra proprio il tipo di posto in cui a ogni angolo potrebbe trovarsi un passaggio segreto. Entrando in soggiorno, per un momento, mi è sembrato di essere a Hogwarts o qualcosa del genere.”

Era esattamente ciò che aveva bisogno di sentire. Non sapeva se fosse appropriato trovare così piacevoli complimenti di questo genere, ma pensò che in fondo andava bene così, visto anche quanto stava faticando June Manor a restare a galla.

“Mi fa così piacere sentirlo,” disse Marie. “Non esitate a raccomandarci ai vostri amici e familiari!”

“Lo faremo di certo,” rispose il marito, mentre insieme alla moglie si dirigeva verso l'uscita. “E lasceremo anche una bellissima recensione online.”

L'incoraggiamento datole dai clienti quasi riuscì a farle temporaneamente dimenticare la bizzarra scena di cui era stata testimone la notte prima. Era anche di buon augurio per il futuro. Una manciata di clienti soddisfatti in giro per lo stato oppure online potevano davvero fare una grande differenza.

Certo, quella speranza la faceva sentire molto meglio, ma non era facile dover accettare che la sua natura scettica stesse iniziando a vacillare a causa di tutto ciГІ che aveva visto. Per di piГ№, ora doveva anche accettare il fatto che il suo cane era una specie di acchiappa-fantasmi a quattro zampe. Una parte di lei non poteva fare a meno di chiedersi se il suo cosiddetto talento non fosse, dopo tutto, miracoloso. Non aveva forse letto da qualche parte che gli animali, e i cani in particolare, possedevano un sesto senso per certe cose? C'erano cani e lupi che potevano percepire l'arrivo imminente di terremoti. C'erano gatti terapeutici che non solo riuscivano a capire quando qualcuno era malato, ma persino quando era prossimo a esalare l'ultimo respiro.

Dopo essere rientrata in casa per cercare di capire meglio quali fossero i programmi della giornata, Marie trovò Posey in piedi in soggiorno, che la aspettava. “E come è andata la tua notte?” le chiese.

“È stata… strana. Ma non è tanto quella la parola esatta. Non so nemmeno come spiegarlo. E davvero non ho voglia di parlarne. Onestamente, ho solo voglia di mangiare qualcosa per colazione. E magari di fare un pisolino, se riesco. Non si può certo dire che abbia dormito bene.”

“Beh, per la colazione, posso occuparmene io,” disse Posey. “Anzi, se mi segui in sala da pranzo…”

Anziché terminare la frase, si avviò in direzione della cucina, per poi proseguire verso la sala da pranzo. Marie la seguì, guardandosi intorno. Quella precedente era stata la prima notte, da quando si era trasferita, che non aveva dormito in casa. Sentì di aver bisogno di controllare ogni angolo, ogni anfratto, per assicurarsi che tutto fosse andato bene.

“Grazie mille per esserti occupata tu di tutto mentre ero via,” disse Marie.

“Di niente. Non ti sei persa nulla. Benjamin sistemerà la grondaia oggi, la pietra per le aiuole arriverà tra un paio di giorni e la casa è ancora in piedi.” Quando arrivarono nella sala da pranzo, Posey spalancò le braccia teatralmente. “Ecco qua! È tempo di mettere qualcosa sotto i denti, mia cara.”

In un primo momento, Marie rimase confusa. Sul tavolo c'era una dozzina di diverse leccornie da colazione, e una bella porzione di un dolce che aveva tutto l'aspetto e il profumo di una torta alla banana.

“Che cos'è tutto questo?” domandò Marie.

“Volevo provare qualche nuova specialità per la colazione. Immaginavo che non saresti stata d'accordo a farmi usare gli ospiti come cavie, quindi l'onore è tutto tuo. Vuoi accompagnare l'assaggio con del caffè?”

Marie sapeva che non avrebbe dovuto, perché avrebbe rovinato ogni possibilità di fare un pisolino. Ma poteva sentirne l'aroma provenire dalla cucina, e non poté rifiutarlo. “Sì, grazie.”

Si sedette, studiando la vasta gamma di dolci che Posey aveva preparato per lei. C'era quella che sembrava una brioche danese al formaggio, e una frittella con una salsa di colore rosso. Altri erano piГ№ difficili da identificare.

Posey arrivò con il caffè e si sedette di fronte a Marie. Immediatamente fece scivolare uno dei vassoi davanti all'amica. “Questo è uno dei miei scone mandorle e vaniglia,” disse tutta fiera. “Di tutto ciò che stai per assaggiare, forse è il mio preferito.”

Marie prese lo scone e lo addentò. Il suo sapore la fece letteralmente sciogliere. Si domandò però se tutto quel bendidio preparato da Posey non fosse sprecato. In fondo non c'erano ospiti in programma nei giorni successivi, e Marie non sapeva nemmeno se Posey avrebbe avuto in futuro l'occasione di cucinare di nuovo del cibo così delizioso per June Manor.

“Posey, ma è squisito!”

“È quello che pensavo anch'io,” affermò la cuoca, avvicinando un bicchiere d'acqua a Marie. “Adesso togliti il sapore di bocca e assaggia quest'altro,” la invitò, passandole un pasticcino cilindrico che sembrava farcito di ciliegie.

Marie lo addentò e, ancora una volta, le sembrò di sciogliersi sulla sedia. “Posey,” disse con la bocca piena di pane, crema e ciliegie. “È incredibile…”

Ed era solo l'inizio. Subito dopo arrivГІ la frittella con la salsa di lamponi, poi un muffin ripieno di crema al caffГЁ. Marie avrebbe potuto sbafarsi ogni singolo vassoio che Posey aveva preparato, incurante delle flebili proteste del suo stomaco, ormai quasi al massimo della sua capacitГ .

Tuttavia, non ne ebbe la possibilitГ . Proprio mentre Posey le stava passando una grossa fetta di torta di banane e noci, il campanello della porta d'ingresso suonГІ e qualcuno entrГІ in casa. Nelle ultime settimane, quel suono riusciva a trasmetterle la stessa eccitazione che provava quando riceveva sul telefono il trillo di notifica di una nuova prenotazione ricevuta online. In genere si trattava soltanto di Posey o Benjamin, ma lei sperava sempre che potesse trattarsi di un altro potenziale cliente in cerca di una stanza dove pernottare.

“Torno subito,” disse Marie alzandosi dalla sedia, alquanto triste di dover lasciare tutta quell'abbondanza.

Attraversò il soggiorno e scorse un uomo in piedi accanto alla reception che aspettava paziente e si guardava intorno con attenzione. Fu lieta di vedere che l'uomo sorrideva. Avvicinandosi a lui, lo esaminò rapidamente. Era un uomo di mezza età, abbigliato in modo piuttosto elegante, con una camicia e un paio di pantaloni classici. Non sembrava però serioso, piuttosto il tipo d'uomo che si vestiva sempre così ed era a suo agio in quegli abiti.

“C'è sempre un odore così invitante qui?” chiese l'uomo.

“A volte,” rispose Marie. “La mia cuoca mi stava facendo assaggiare alcune sue nuove creazioni, è questo l'odore che sente.”

“Lei è fortunata.” Sfoderò un gran sorriso, poi fece un ampio cenno verso l'atrio. “Davvero un bellissimo posto.”

“Grazie. E stiamo lavorando per migliorarlo.”

“Ah, ottimo, buono a sapersi. Rende la mia visita ancora più pertinente.” Scosse la testa, come se si vergognasse di sé stesso, poi sospirò. “Mi scusi. Che fine hanno fatto le mie buone maniere? Signorina Fortune, il mio nome è Avery Decker.” Allungò la mano per una stretta e aggiunse: “E sono qui per chiederle un favore incredibile.”

“E di che favore si tratta?” domandò Marie, stringendogli la mano.

“Sono qui per acquistare la sua proprietà.”




CAPITOLO CINQUE


Marie ritrasse immediatamente la mano. Era piuttosto sicura che sarebbe sembrato sgarbato come gesto, ma non gliene importava. Aveva giГ  avuto a che fare con un agente immobiliare insistente prima ancora di avere il tempo di sistemarsi come si deve in casa: una spocchiosa e presuntuosa signora che rispondeva al nome di Stacy Hamlett. Ed eccone un altro, che probabilmente voleva approfittare della situazione disastrosa che si era venuta a creare da quando Marie aveva accettato che June Manor venisse considerato come un luogo potenzialmente infestato.

“Non è un gran favore,” commentò Marie. “Non sono affatto interessata a vendere. Questa casa apparteneva alla mia prozia e l'ho ricevuta in eredità. E, come vede, sto cercando di portare avanti un'attività.”

“Sì, e ne ho sentito parlare. Il bed-and-breakfast sul mare che è infestato dagli spettri, o almeno così si dice, ma forse non davvero,” ironizzò Avery Decker.

“Beh, questo non è proprio corretto da dire, no?”

Decker scrollò le spalle ma era chiaro che non era affatto dispiaciuto di aver detto ciò che aveva detto. Da quel gesto Marie percepì che Decker era molto probabilmente il tipo abituato a parlare alla gente come gli pareva, e che in genere otteneva ciò che voleva.

“Ecco cosa le propongo,” attaccò Decker. “Sono l'ex proprietario di un'impresa edile che vent'anni fa ha fatto buoni affari qui in zona. Negli ultimi cinque anni, sono diventato una specie di promotore immobiliare e ho adocchiato questa casa da parecchio tempo. Neanche la proprietaria precedente era esattamente entusiasta all'idea di vendermela.”

Marie sorrise pensando alla zia June che diceva esplicitamente a quest'uomo di togliersi dai piedi. “Quindi mi sta dicendo che lei compra case, le rivolta come un calzino, poi le vende.”

“È una descrizione rozza e semplicistica, ma sì… il nocciolo è questo. E, inutile dirlo, sono disposto a pagare profumatamente.”

“Non sono interessata.”

“No?” disse Decker, con un largo sorriso, come se fosse pronto a giocare a quel gioco per tutto il giorno. “Ne è sicura? Non cerchi di vendermi un quadro più roseo di quanto non lo sia davvero. Non mi pare affatto che la sua attività se la passi granché bene. Posso alleggerirla di questo fardello.”

“Non è un fardello,” protestò Marie, facendo del suo meglio per non perdere la calma.

“La prego… mi faccia lei un prezzo,” continuò Decker, imperterrito. “Capisco il lato sentimentale, certo, ma conosco anche gli affari e il valore del denaro. Quindi, non faccia complimenti. Mi proponga lei un prezzo.”

Marie appoggiò i gomiti sul banco della reception e lo guardò fisso negli occhi. Voleva fargli capire che lei, a differenza degli altri, non si sarebbe lasciata intimorire. “Dieci milioni di dollari,” sparò.

Decker scoppiò a ridere e si batté una mano sulla gamba. “Signorina Fortune, sa benissimo che è una cifra assolutamente ridicola.”

“Non più ridicola di un perfetto sconosciuto che si presenta in casa mia, nella mia attività, pensando di farmi un favore a comprare la mia proprietà quando non ho assolutamente intenzione di vendere.”

“Suvvia, signorina Fortune, possiamo farci un bel gruzzolo sia io che lei se…”

“Non sono interessata.”

“Guardi, conosco già quattro potenziali acquirenti con le tasche piene di s…”

“Non. Sono. Interessata.” Fece un respiro profondo, cercando di dissipare la rabbia. “Detto questo, ho altre cose a cui badare. Quindi, se vuole scusarmi…”

Decker aveva toccato un punto dolente, ma Marie rifiutava di arrendersi così facilmente. Quando allungò la mano per indicare la porta, finalmente l'uomo schiodò, scuotendo la testa ma senza perdere il suo ampio sorriso dalle labbra. Mentre avanzava verso la porta, di spalle volle aggiungere un'ultima cosa. “Si ricordi il mio nome tra sei mesi, quando starà annegando nei debiti e l'attività starà per andare a gambe all'aria. Forse allora mi potrà convincere a comprarla.”

Poi subito chiuse la porta, per assicurarsi di aver avuto l'ultima parola. Rimasta sola, Marie imprecò sommessamente, portandosi una mano davanti alla bocca. Non era mai stata così rude con nessuno in vita sua. Certo, Avery Decker se lo era meritato, ma era un sentimento che non le era per niente familiare.

Rimase lì impalata per qualche secondo, fissando la porta d'ingresso e cercando di calmarsi. Proprio mentre si allontanava dal banco della reception per tornare nella sala da pranzo e concentrarsi nuovamente sull’assaggio dei dolci di Posey, sentì un rumore di passi, rapidi e pesanti, provenire dal piano di sopra.

Pensò immediatamente ai fantasmi, ma questi passi erano molto più presenti. Più reali. Sentì che si avvicinavano alle scale, per poi iniziare a scenderle. Marie scacciò infine ogni ipotesi paranormale: era soltanto Benjamin. Solo che sembrava un po' spaventato e confuso.

“Dov'è il tuo ospite?” domandò.

“L'ho cacciato via. Tutto bene, Benjamin?”

“Sì. Ma… Credo che di sopra ci sia qualcosa che devi vedere.”

Marie fremeva ancora dalla rabbia per l'incontro avuto con Avery Decker, ma dovette reprimerla con ancora più decisione, per evitare di innervosirsi con Benjamin. Le sfuggì, invece, un commento passivo-aggressivo: “Ancora qualcosa per cui mi toccherà mettere mano al portafoglio?”

“No, niente del genere. Solo… vieni a vedere.”

Benjamin si diresse verso le scale e Marie lo seguì, senza sapere cosa aspettarsi. Di solito Benjamin la scomodava con le sue domande e i suoi aggiornamenti solo quando si trattava di questioni davvero importanti. Marie gli aveva chiarito sin dal principio che non era il caso di interpellarla per qualsiasi decisione di poco conto, che si fidava del suo giudizio e della sua esperienza.

Benjamin la condusse nell'ultima camera del corridoio del piano di sopra, dove stava cambiando la vecchia e malridotta moquette nel ripostiglio. Quando entrarono, Marie notГІ che la porta dello stanzino era aperta. Per quel che poteva vedere, Benjamin non aveva ancora iniziato.

“Dunque, di che si tratta?” chiese.

“Ero dentro lo sgabuzzino, e stavo iniziando a togliere la vecchia moquette quando ho notato qualcosa di molto strano sulla parete. Guarda tu stessa.”

Marie notГІ che Benjamin si teneva a debita distanza dal ripostiglio. Non sembrava spaventato, ma decisamente confuso per qualche oscuro motivo. Marie era un po' scocciata e non capiva perchГ© Benjamin non le dicesse semplicemente quale fosse il problema, ma c'era anche un certo eccitante alone di mistero in quella faccenda.

Entrò nel ripostiglio. Era di dimensioni modeste, un po' più grande di un tipico armadio a muro, ma non così spazioso da poterci distendere completamente le braccia. Guardò per terra e vide che Benjamin aveva iniziato a rimuovere la moquette nell'angolo in fondo. Subito notò la stranezza a cui aveva accennato.

A circa sette centimetri dall'angolo, c'era una riga dritta incisa nel muro. Si inginocchiГІ per osservarla meglio e vide che non si trattava di un'incisione, ma piuttosto di una fessura. Continuava per circa quindici centimetri poi spariva. Per come scompariva all'improvviso, si accorse che la parete non era pitturata, ma ricoperta da carta da parati. Come aveva fatto a non rendersene conto fino ad allora?

“Sapevi che c'era della carta da parati qua?” domandò a Benjamin.

“No,” rispose lui, tenendosi sempre a debita distanza.

“Di cosa pensi si tratti?”

“Credo che sia una porta. Ma non volevo strappare la carta da parati senza il tuo permesso.”

Marie non ci pensГІ nemmeno un secondo. AllungГІ la mano e strappГІ la carta. Venne via piГ№ facilmente di quanto si aspettasse. L'operazione richiese diversi passaggi, ma fu completata rapidamente. E piГ№ tirava via la carta da parati, piГ№ il sospetto di Benjamin si dimostrГІ fondato.

Quando la carta da parati fu del tutto rimossa, si materializzГІ, in effetti, una porta. Era rimasta nascosta per chissГ  quanti anni, e attendeva soltanto di essere aperta.




CAPITOLO SEI


La porta era sottile e piuttosto leggera, fatta di semplice legno grezzo. I cardini sembravano essere stati montati frettolosamente. AnzichГ© un pomello, c'era una maniglia ad anello che ricordГІ a Marie quella di un castello o di una segreta sotterranea.

I sentimenti di Marie oscillavano tra l’eccitazione e il terrore. Chiaramente, qualcuno aveva voluto nascondere quella stanza. Certo, era stata camuffata in modo piuttosto sciatto, con della semplice carta da parati, ma comunque… era stata nascosta. Si prese un momento per decidere se dovesse aprirla oppure no.

“La vuoi aprire?” domandò Benjamin, sbirciando dalla soglia dello stanzino.

“Credo che dobbiamo,” disse Marie, prendendo finalmente una decisione. “Cioè… è una stanza nascosta nella casa della mia prozia.”

AfferrГІ la maniglia, sollevГІ l'anello, e tirГІ.

La porta cigolò ma si aprì con facilità. Prima ancora che si spalancasse del tutto, ne uscì un olezzo di muffa e polvere. A Marie venne immediatamente da starnutire. Quando poi la porta fu completamente aperta, Marie si ritrovò a osservare una stanza minuscola, grande circa un quarto della camera in cui si trovava. Doveva essere all'incirca tre metri per due metri e mezzo. Non c'erano finestre e, da quel che poteva vedere, nessuna luce. La stanza era stata rifinita grossolanamente; le pareti non erano altro che tavole inchiodate alla struttura della casa mentre il pavimento sembrava fatto da alcuni grossi fogli di compensato imbullonati l'uno sull'altro e inchiodati a terra.

Al centro della stanza c'era un tavolino verniciato costruito con del legname di scarto. Sembrava molto vecchio, così come la sedia che lo accompagnava. Sul tavolino era appoggiato un libro e, giusto accanto, si trovava una candela in parte bruciata dentro un portacandele d'ottone. Sia il libro che la candela erano ricoperti da uno spesso strato di polvere.

Marie entrò nella stanza e avanzò verso il tavolo. Fu sul punto di prendere il libro ma anche solo pensare di volergli cambiare posizione le sembrò inappropriato, così all'ultimo momento ritrasse la mano. Il libro era un po' più grande rispetto a un moderno libro cartonato e il testo sulle pagine era disposto in due colonne. Si avvicinò, gli occhi immediatamente attratti dalle pagine polverose.

Un grido proveniente dal piano di sotto la fece sobbalzare: si allontanГІ dal tavolo con un salto all'indietro, trattenendo a stento un grido di spavento.

“Ehi, Marie!” Era la voce di Posey. E anche se aveva il tono allegro di sempre, aveva comunque iniettato una bella dose di paura in Marie, specie dal momento che si trovava in quella stanza segreta, gli occhi concentrati su un libro misterioso. Voleva iniziare a leggerlo per scoprire di cosa trattasse, ma sapeva che se avesse posato gli occhi sul volume sarebbe poi stato impossibile staccarsene. Decise dunque di voltarsi e di prestare attenzione a Posey.

“Sì?” rispose, uscendo lentamente dalla stanza.

“Qualcuno ha appena parcheggiato. Forse un cliente. Sembra il tipo di persona che attirava qui Brendan.”

Portare avanti quella conversazione urlando da una parte all'altra della casa le stava facendo venire l'emicrania. E sebbene quella stanza l'affascinasse tanto che non avrebbe voluto allontanarsene, sapeva anche che doveva trattare ogni singolo ospite come se fosse speciale. Era una regola a cui sperava di riuscire ad attenersi sempre, ma era specialmente valida adesso che era sull'orlo di un tracollo finanziario.

Si costrinse dunque a uscire definitivamente dalla stanza. Mentre andava via, Benjamin chiese: “Cosa devo fare ora? Devo sempre sostituire la tappezzeria?”

“Non adesso,” rispose Marie. “Per il momento, accantoniamo la cosa.”

Corse al piano di sotto, sperando di arrivare prima che giungesse l'ospite. Ma era ancora preoccupata dalla scoperta della stanza segreta e del libro che conteneva. E, oltre a quello, era sempre piГ№ su di giri all'idea che avrebbero potuto esserci molte altre sorprese in serbo, tutte da scoprire.

Arrivò ai piedi delle scale proprio mentre l'uomo stava varcando la porta d'ingresso. Sistemandosi dietro il banco della reception, Marie si prese il tempo di esaminare attentamente una delle persone più particolari che avesse mai visto. Non fosse stato per i capelli corvini, avrebbe quasi pensato che fosse albino. La sua pelle era bianca come gesso, in un modo che non sembrava affatto naturale. Era quasi come se fosse cosparso di cipria, ma, quando si avvicinò alla reception, Marie si accorse che non era così. Aveva i capelli piuttosto lunghi, impomatati e pettinati all'indietro sui lati fino alla nuca. Indossava un paio di occhiali da sole piccoli e molto scuri che facevano il paio con il resto del suo look, costituito da una giacca nera, maglietta e jeans. Un cappello nero in testa coronava il tutto come la classica ciliegina sulla torta.

“Benvenuto a June Manor,” disse Marie con tono allegro. “Come posso aiutarla?”

“Ci sono stanze libere?” chiese lui. Aveva una voce esile e un lieve accento inglese. Anche le sue labbra erano incredibilmente sottili; quando aveva la bocca chiusa, erano a malapena visibili e assomigliavano a un tratto di matita disegnato lungo la mandibola.

“Certo,” rispose Marie. “Abbiamo una vasta disponibilità al momento, a dire il vero, quindi può approfittare di un'ampia scelta di camere.”

“Eccellente,” commentò lui, senza nessuna reale emozione. “Ho bisogno di una camera per tre giorni. Forse un po' di più, non so ancora quanto rimarrò nella zona.”

“Sicuro. Le assicuro che…”

“Ora, prima di andare avanti con la prenotazione, ho una richiesta da fare. Resterò in camera per la maggior parte del mio soggiorno. E vorrei la massima privacy. Nessuno deve bussare alla mia porta per alcun motivo.”

Non lo disse in modo scortese, ma suonò comunque sgarbato. Ma a Marie andava bene così. Non si può desiderare un cliente più facile, pensò, di un cliente che non vedi quasi mai.

“Ci assicureremo di garantirle tutta la tranquillità e la riservatezza di cui ha bisogno,” lo rassicurò Marie. “Vuole una stanza con vista sull'oceano?”

“La vista non mi interessa. Solo la privacy. E vorrei che non fosse al piano terra.”

Pensando a una camera da dargli al primo piano, le tornГІ in mente quella stanza segreta che lei e Benjamin avevano appena scoperto. Lo avrebbe sistemato, pensГІ, all'altro capo, vicino alle scale.

Marie iniziò a registrare il nuovo cliente sul computer della reception. “Che nome metto?”

“È davvero necessario dare un nome? Pagherò in contanti.”

“Beh, ne ho bisogno per il mio registro.” Non era irritata con lui (non ancora, ad ogni modo) ma era perplessa e non sapeva bene come parlargli.

“D'accordo. Il mio nome è Atticus Winslow.” Comunicò quell'informazione piuttosto di malavoglia, estraendo un rotolo di banconote dalla tasca. Mentre le faceva scorrere per prelevare il contante necessario, Marie vide che erano tutti tagli da cento dollari. “Quanto le devo?” chiese.

“Per tre notti, fanno quattrocentoventi dollari.”

Atticus Winslow contò cinque banconote e le diede a Marie. “Tenga pure il resto. Potrà considerarlo un anticipo, nel caso dovessi trattenermi più giorni, altrimenti farà da mancia.”

“Grazie. Ora, ha bisogno d'aiuto con i bagagli?”

“Non ho bagagli.”

“Oh… avevo capito che volesse trattenersi per diversi giorni.”

“Precisamente,” disse lui, guardandola con una certa aria ansiosa.

Marie, ancora disorientata da quell'uomo, gli consegnГІ la chiave della prima stanza sul lato est del corridoio del primo piano. Lui la prese in un modo che sembrava voler comunicare a Marie che gli stava facendo perdere tempo. Le sembrГІ sgarbato, ma ripensГІ al rotolo di banconote da cento che quell'uomo aveva tirato fuori con nonchalance. Atticus Winslow sembrava il tipo di uomo abituato a essere servito e riverito.

“Se dovesse aver bisogno di qualsiasi cosa, mi faccia pure sapere.” Gettò uno sguardo in direzione delle scale e ripensò ancora una volta alla stanza segreta. E se Atticus l'avesse vista? Cosa sarebbe successo se Benjamin fosse stato ancora in quella camera, basito per la scoperta?

Lo guardò allontanarsi, poi vide Posey avanzare nell'atrio. “Ho sentito tutto,” disse sottovoce. “Davvero strano il tizio, vero?”

“A dir poco,” commentò Marie. “Sono stati quindici minuti davvero strani e…”

Il suo telefono squillГІ e, come sempre, rispose subito. Fece una smorfia, rendendosi conto che non aveva nemmeno avvisato Posey nГ© si era scusata con lei. Ma Posey aveva capito la situazione e aveva giГ  voltato le spalle per tornare in cucina.

“June Manor, qui Marie.”

“Marie?” Era una voce di donna. Sembrava stanca e forse anche un po' agitata.

“Sì… sono io.”

“Ciao, Marie. Sono Anna Grace… e volevo sapere cosa diavolo ha fatto alla mia casa ieri notte.”




CAPITOLO SETTE


“Mi scusi… non capisco.”

RiattraversГІ il corridoio in direzione di camera sua. Da come era iniziata quella conversazione, era meglio che Posey non sentisse.

“Beh, è esattamente quello che ho chiesto,” ribadì la signora Grace. “Non ho idea di cosa abbia fatto… ma è tutto diverso qui adesso. È inequivocabile.”

“Diverso in che senso?” domandò Marie.

“Oh, è meraviglioso. Sono tornata qui stamattina e mi sembra come se qualcuno, nottetempo, avesse dato una profonda ripulita. Lo sento nell'aria. Anche solo a camminare per casa, sento proprio un'aria diversa. Qualsiasi cosa abbia fatto… grazie.”

“Lieta di aver aiutato.” Ma mentre lo diceva, Marie si sentiva un'imbrogliona. Lei non aveva fatto niente. Era tutto merito di Boo. L'unica cosa che aveva fatto Marie era stata dare un passaggio a Boo per portarlo a Bloom Gardens.

“Posso chiedere una cosa, però?” chiese la signora Grace.

“Certo.”

“Come c'è riuscita?”

Marie aggrottГІ le sopracciglia. Si accorse, da quella semplice domanda, che piГ№ si fosse spinta in quella faccenda, piГ№ sarebbe stata costretta a mentire. Non le piaceva mentire e, oltretutto, non ne era mai stata particolarmente capace.

“A essere sincera, non lo so,” disse. “Se ci sono riuscita, non me ne sono nemmeno accorta. È una cosa che è iniziata di recente, l'ho scoperta nel mio bed-and-breakfast.”

“Beh, sono una donna di parola. La pagherò generosamente. Signorina Fortune, glielo giuro, mi sento come se fossi in una nuova casa. Ora… se solo potessi diffondere la notizia che questo posto è cambiato completamente…”

Marie non poté fare a meno di sorridere. “Se trova un'idea vincente, informi anche me. Siamo un po' nella stessa barca, sa.”

Le due donne parlarono dei dettagli per il pagamento, e Marie ancora una volta percepì un vago senso di colpa. Stava per intascare un bel gruzzolo per una cosa che aveva fatto il suo cane. Si chiese cosa avesse in mente esattamente Brendan quando aveva detto alla signora Grace la prima bugia innocente, che conosceva questa specie di disinfestatrice di fantasmi a Port Bliss.

Quando chiuse la chiamata, Marie si sentì confusa. Certo, si sentiva in colpa per aver detto una menzogna, ma c'era anche il sollievo del denaro. Inoltre, sembrava proprio che la piccola performance di Boo a June Manor, dopo tutto, non era stata una semplice combinazione. A quanto pareva, aveva un cane capace di scacciare i fantasmi.

TornГІ al banco della reception e gettГІ uno sguardo in direzione delle scale. Ripensando alla recente scoperta di quella piccola stanza misteriosa e dello strano libro che custodiva, oltre che all'arrivo di Atticus Winslow, Marie ebbe la sensazione che il suo mondo stesse per sfuggire improvvisamente dal suo controllo. La cosa strana era, perГІ, che si trattava per certi versi di un caos positivo. Faceva soltanto ancora un po' fatica ad abituarcisi.

Si diresse nuovamente verso la sala da pranzo, sperando di potersi scusare come si deve con Posey per averla sbolognata in quel modo un po' brusco. Ma a dire il vero non vedeva l'ora di potersi concentrare pienamente sulla stanza segreta nascosta nello sgabuzzino al piano di sopra. A metГ  corridoio, perГІ, il suo telefono suonГІ ancora. AlzГІ gli occhi al cielo e fece un respiro profondo. Cos'altro le riservava quella giornata?

Quando vide il nome sullo schermo, sorrise. E la genuinitГ  di quel sorriso la mise un po' a disagio. Rispose alla chiamata, assumendo un tono scherzosamente scocciato.

“Brendan Peck,” disse seccamente. “Cosa vuoi?”

“Marie! Ma allora sei viva!”

“Ebbene sì, furbone. Ma non grazie a te.”

“Questo mi ferisce. Ma… devo supporre che l'operazione Bloom Gardens è stata un successo?”

“Lo è stato. Ho appena ricevuto una chiamata di ringraziamento dalla signora Grace. Sembrava molto sorpresa e grata. Ma mi sento malissimo per averle mentito, per averle fatto credere che siano miei tutti i meriti per aver… ripulito casa sua.”

“Beh, ma in un certo senso è così, no? Boo è il tuo cane. Ti segue ovunque vai, ti obbedisce e così via. Non credo che sia sbagliato se ti prendi il merito.”

“Sei bravissimo a distorcere la realtà, lo sai?”

“Eh sì, deformazione professionale.”

“Com'è andato il tuo convegno?”

SembrГІ sorpreso che glielo chiedesse, ma fu felice di rispondere. Marie rimase ad ascoltarlo, poi toccГІ a lei iniziare a raccontare. Fu lui a chiedere i dettagli di ciГІ che era avvenuto a Bloom Gardens. E mentre Marie gli raccontava tutto, si rese conto che era davvero entusiasta di ripercorrere quegli eventi e di descriverli passo dopo passo.

Le fece pensare che, per quel che riguardava le questioni paranormali, ormai era quasi passata dall'altro lato della barricata.

Ebbe la tentazione di raccontargli la scoperta della stanza segreta e del libro al primo piano. Si immaginГІ che Brendan avrebbe voluto assolutamente sfogliarlo, e fu proprio per quello che invece non gli disse nulla. Voleva prima di tutto capire cosa fosse esattamente quella stanza.

“Beh, senti. Nelle prossime settimane c'è la possibilità che vada a Bangor. Ci sarà una sorta di convegno su Stephen King e io sono praticamente un esperto di Shining, quindi…”

“Dici sul serio?”

“Hai visto il tipo di fan che attiro?”

“Eccome. Ehi, tra l'altro, per caso conosci un certo Atticus Winslow?”

“Non mi dice niente. Pare un nome da vampiro.”

Ripensando all'aspetto dell'uomo, Marie si accorse che in effetti gli si addiceva. “Ad ogni modo… Bangor, dicevi?”

“Dato che sarò di strada, mi piacerebbe passare per un saluto. Mi puoi riservare una stanza tra due settimane?”

“Sarebbe splendido,” disse lei. Poi, pensando alla stanza che aveva appena scoperto, aggiunse: “E penso di avere proprio la stanza giusta per te.”

“Suona promettente.”

“Bene. Possiamo…”

Mentre parlava, il telefono fece un trillo, un suono di notifica con cui non era molto familiare. “No, ma è una presa in giro?” commentò, senza che quell'osservazione fosse rivolta a nessuno in particolare.

“Qualcosa non va?” chiese Brendan.

“No, è solo che il mio telefono oggi non mi lascia mai tranquilla. Un secondo solo…”

GuardГІ il telefono e vide che sullo schermo era comparso un promemoria. Quando lo lesse, il cuore le si paralizzГІ un istante. Lo aveva impostato parecchio tempo prima, quasi due anni ormai, ma se ne era completamente dimenticata. Vedendolo, ogni brandello di felicitГ  o gioia che era riuscita a racimolare quella mattina iniziГІ lentamente a dissolversi.

“Brendan, devo andare. Ma ci vediamo tra due settimane, vero?”

Lui rispose, ma lei quasi non lo sentì. Terminarono la chiamata e Marie osservò di nuovo il promemoria. Leggendolo, non poté fare a meno di pensare che il tempismo era perfetto. In fondo era appropriato che quella scadenza ricorresse proprio ora che abitava a Port Bliss.

Non la fece diventare triste in sГ© e per sГ©, ma di certo le butto giГ№ l'umore. Rilesse quel promemoria molto semplice piГ№ e piГ№ volte, cercando di capire che sentimenti le suscitasse. C'era scritto:

Oggi, sono 25 anni esatti che ГЁ scomparsa mamma.




CAPITOLO OTTO


Marie uscì sul molo di West Tide Avenue, pensando ancora alla stanza segreta che aveva scoperto a June Manor. Si pentì di non averla esplorata immediatamente, ma sapeva che dedicarsi a quell'attività l'avrebbe distratta da questa piccola escursione che aveva rimandato per troppo tempo. Avrebbe dato un'occhiata alla stanza quando sarebbe tornata alla villa. Per il momento… beh, era tempo di rivolgere lo sguardo indietro al proprio passato.

Il molo di West Tide Avenue si trovava sul margine occidentale di Port Bliss. Erano le due del pomeriggio e sul pontile c'era una sola persona, con la lenza gettata nell'acqua. A una prima occhiata quel molo non aveva niente di speciale; era soltanto una piccola propaggine di una passerella di legno che collegava qualche negozio di articoli per la spiaggia e un centro di attrezzature per pescatori. Ai lati alcune barche ondeggiavano pigramente. Ma, secondo la prozia June, quello era l'ultimo posto dove era stata vista la madre di Marie.

Perlomeno, questo era ciГІ che diceva la zia June. Per quel che se ne sapeva, Abigail Fortune si era allontanata da Port Bliss in auto, per poi non essere vista mai piГ№. Ma Marie si immaginГІ che fosse meglio recarsi al molo piuttosto che guidare a casaccio fuori cittГ .

Marie conosceva la teoria di June, secondo cui alcuni sparuti testimoni avevano avvistato sua madre su quel molo il giorno stesso in cui aveva, presumibilmente, abbandonato la cittГ . Ma in qualche modo era riuscita a obliterare quel ricordo quando si era trasferita a Port Bliss. Era stata troppo occupata dal suo bed-and-breakfast poi, stranamente, da tutte quelle diavolerie paranormali. Inoltre, in genere cercava di evitare qualsiasi cosa riguardasse sua madre. Recarsi in quel posto cedendo al sentimentalismo sarebbe stata un'implicita ammissione che la scomparsa di sua madre la turbava ancora, piГ№ di quanto avesse mai voluto ammettere.

Eppure, due anni prima, quando aveva impostato sul telefono il promemoria di commemorazione per i venticinque anni dalla scomparsa di sua madre, lo aveva fatto perché pensava che ci fosse un punto nella vita di ogni persona in cui era necessario affrontare il proprio passato. E questo sembrava specialmente appropriato adesso che, sebbene non per proprio merito, aveva realizzato il suo sogno di tutta una vita e possedeva un bed-and-breakfast a Port Bliss. Quella città era sempre stata uno dei luoghi preferiti di sua madre, quindi aveva senso, anche se in modo morboso, che fosse scomparsa proprio lì.

Marie raggiunse l'estremitГ  del molicciolo e scrutГІ l'oceano. Appoggiandosi al parapetto, poteva sentire la forza dell'oceano sotto di sГ©. GuardГІ le onde venire a infrangersi sulla battigia oppure continuare la loro corsa sotto il pontile, allontanandosi dalla sua vista.

“Okay,” disse al mare. “Sono qui. Non so esattamente perché di preciso, ma sono qui.”

Si rese conto, appena ebbe pronunciato quelle parole, di averle rivolte in realtà a sua madre. Sulle prime si sentì stramba, forse persino un po' svitata, ma aveva una gran voglia di continuare a parlare. Pensò che non fosse poi così diverso da quando si va a trovare la tomba di una persona amata, e le si parla, come una sorta di terapia, un modo per stabilire un contatto.

“Sai, potrebbe essere molto più facile parlarti se almeno sapessi se sei morta o se sei ancora viva,” proseguì. “La polizia non ha mai voluto chiudere il caso della tua scomparsa, sai. Ormai è passato così tanto tempo, venticinque anni precisi, e si potrebbe procedere e dichiararti legalmente deceduta. Anche se, tecnicamente, credo che sia più corretto affermare che sono passati ventiquattro anni e undici mesi. Non so se questo conta qualcosa oppure no. Sinceramente non mi ricordo quand'è che sei scomparsa. Zia June me lo ha detto a un certo punto, ma non ricordo bene, e poi…”

Esitò per un momento, cercando di calarsi con tutto l'animo in quella strana forma di comunicazione. Forse erano le onde, forse il sole splendente che si rifletteva nell'acqua, ma sentiva davvero il desiderio di parlare a sua madre in quel modo. Ad ogni parola, si sentiva… beh, non sapeva dirlo. Insomma sembrava aiutarla a togliersi il peso e la preoccupazione che si erano accumulati sulle sue spalle da quando si era trasferita a Port Bliss.

“Ad ogni modo, ora vivo a casa di zia June. Forse già lo sai. Se sei davvero morta ed esiste un paradiso, sono sicura che adesso lei è accanto a te. E dunque, adesso gestisco un bed-and-breakfast nella sua villa ed è interessante, a dir poco. Giusto questa mattina ho scoperto una strana camera nascosta. E forse la casa a un certo punto era infestata dai fantasmi, ma ho un cane che è capace di scacciarli, forse, sempre ammesso che ce ne fossero, e…”

Si fermò, lasciandosi sfuggire una risata nervosa. Cielo, sembrava tutto così folle. Trasse un respiro profondo per calmarsi, poi continuò. “L'attività arranca, ma almeno ne sto ricavando delle gran belle storie, come vedi. Storie che zia June adorerebbe. Storie di fantasmi e strani cani. Ma, ehi, per il momento ho avuto solo una visita da parte della polizia, per uno stranissimo incidente di mongolfiera, e devo dire che…”

Si fermГІ ancora una volta, a riflettere su una cosa che aveva appena detto. RipensГІ alle sue ultime parole e le venne un'idea. Come aveva fatto a non pensarci prima?

Per il momento ho avuto solo una visita da parte della polizia…

Piena di eccitazione, si staccò dal parapetto. Continuando a guardare le bianche creste delle onde che correvano sotto il pontile, disse: “È stato bello, mamma. Ma credo di avere una cosa da fare.”

Detto questo, riprese a camminare lungo il molo, facendo la stessa strada ma a ritroso. Quando passГІ di nuovo accanto all'uomo che pescava, aveva ormai accelerato il passo e si stava chiedendo come stesse il suo vecchio amico, il vicesceriffo Miles.


***

Il dipartimento di polizia della contea di Winscott risultava pittoresco quanto qualsiasi altro edificio entro i limiti urbani di Port Bliss. Il parcheggio era piuttosto vuoto, come si aspettava Marie; Port Bliss non sembrava davvero il tipo di posto in cui la polizia riceveva chiamate urgenti in continuazione. Quando Marie entrГІ nella centrale, la trovГІ accogliente e luminosa. All'ingresso si trovava un'ampia area che fungeva da sala d'attesa, perlopiГ№ delimitata da scrivanie, mentre sulla parete di fondo erano allineate alcune celle.

Dietro la prima scrivania, la più grande della stanza, che serviva da reception, era seduta un'allegra signora piuttosto in carne. “Buongiorno,” la salutò, con un'allegria così tangibile che Marie se ne sentì avvolgere. “Cosa possiamo fare per lei oggi?”

“So che è poco probabile,” iniziò Marie, “ma per caso c'è il vicesceriffo Miles?”

“Sa cosa, credo proprio che sia appena tornato in ufficio. Provo a chiamarlo e le dico. Chi devo dirgli che lo vuole?”

“Marie Fortune.”

La donna annuì e sorrise. Marie si chiese se per caso avesse già sentito nominare il suo nome nelle ultime settimane, specie nei giorni in cui era sorvegliata come potenziale sospetta per un caso di omicidio.

Marie rimase in attesa mentre la segretaria alzava la cornetta del telefono e digitava il numero dell'ufficio in questione. Sempre ad alta voce, iniziò a parlare con il vicesceriffo: “Volevo soltanto essere sicura che ci fosse. C'è una certa signorina Marie Fortune qui che chiede di parlare con lei. Gliela posso mandare?” Ci fu una breve pausa, poi la segretaria chiuse la telefonata e premette un pulsante sotto la scrivania per aprire il piccolo cancello che permetteva ai visitatori di accedere all'area degli uffici alle sue spalle.

“Terzo ufficio sulla destra lungo il corridoio,” disse la segretaria, gesticolando per spiegarle il cammino.

Marie superò il piccolo cancello e si ritrovò ad attraversare un labirinto di scrivanie e celle. Arrivata al corridoio, si mise a osservare le porte sulla destra. La terza si aprì, e Marie vide il vicesceriffo Miles in piedi che gliela teneva aperta. Aveva lo stesso sorriso sottile che era sempre dipinto sul suo volto. Non sembrava mai davvero allegro, ma neanche arrabbiato o irritato. Sembrava sempre essere in una disposizione neutrale, proprio come i suoi capelli sulle tempie che parevano aver deciso di assumere una sfumatura a metà strada tra il loro nero naturale e un bianco che quasi esitava a volerglisi sostituire.

“Signorina Fortune, è un piacere vederla,” la salutò. “Entri pure.”

Quando gli passò di fianco ed entrò nell'ufficio, Marie si sentì un po' stranita. In fin dei conti, il vicesceriffo aveva fatto di tutto per essere dalla sua parte nel caso della misteriosa morte di Alfred Ryker. Non lo conosceva particolarmente bene, ma le sembrava che ne avessero già passate tante insieme. Era stato il vicesceriffo che l'aveva informata della morte della zia June, e che aveva poi dovuto annoverarla tra i sospettati per la morte di Ryker.

Per questo quando si accomodò dietro la scrivania sorridendole con genuinità, ne fu contenta. “Come sta?” le chiese.

“Meglio dell'ultima volta che mi ha visto, questo è poco ma sicuro. Per quel che riguarda me, almeno. L'attività sta ancora facendo fatica.”

“Mi spiace. Ma credo che con un po' di tempo, le cose si risistemeranno e se la caverà. Ma sto divagando. Non sono certo un consulente professionale, neanche lontanamente. Mi dica invece, cosa posso fare per lei?”

“Beh, non ricordo quanto lei sappia già del mio passato. So che ne abbiamo discusso un po' quando mi ha comunicato la notizia della morte di zia June. Ad ogni modo, mi chiedevo se avesse accesso a un vecchio caso. Vecchio vecchio: di venticinque anni fa, più o meno.”

Miles annuì, la bocca serrata a formare una linea sottile. “Sua madre, vero?”

“Giusto… ma come fa a saperlo?”

“Per anni June è venuta qui per chiedere aggiornamenti su un caso che riguarda una sua familiare. Certo, non ho mai lavorato direttamente con lei, quindi non sono al corrente di tutti i dettagli. Ma quando c'è stato il caso Ryker e la stavo tenendo sott'occhio, ho fatto il collegamento. La donna su cui chiedeva informazioni June era sua madre, giusto? Abigail Fortune. Scomparsa circa venticinque anni fa, vista per l'ultima volta qui a Port Bliss.”

“Sì, è lei. E sì… è il caso su cui volevo chiedere notizie.”

“Tecnicamente è un dossier ancora aperto, e non c'è molto che le possa dire, anche se lei è la figlia. Tuttavia, sono passati venticinque anni ormai, e questo cambia le cose.”

“Perché potrebbe essere dichiarata legalmente deceduta se volessi avviare le pratiche, giusto?”

“Giusto.”

“E che succederebbe in tal caso?”

“Anche se non decide di farla dichiarare legalmente deceduta, il caso verrebbe archiviato. Onestamente, sono cinque anni più o meno che il dossier è già archiviato, di fatto. Non ho consultato il fascicolo di persona, ma so che non c'è stata molta attività al riguardo negli ultimi dieci anni. E quel poco che ho visto fare, è stato su sollecitazione di June.”

“E c'è modo che io possa vedere il fascicolo?”

“Firmando alcune carte, possiamo farle consultare i rapporti preliminari risalenti all'inizio dell'indagine. Ma qualsiasi altro materiale non ufficiale sarà più difficile da ottenere. Sono abbastanza sicuro, però, che nel caso di sua madre, in realtà non ci sia granché da consultare.”

“Capisco. Ma, nel frattempo, potrei avere quei moduli da compilare?”

“Certo,” rispose il vicesceriffo. “Chiederò a Nancy alla reception di passarglieli, glieli chieda prima di andarsene.”

“Grazie. Sa, credo che potrei…”

Il suo telefono l'aveva interrotta così tante volte negli ultimi giorni che non la sorprese che lo facesse anche adesso che si trovava nell'ufficio del vicesceriffo Miles. Ancora una volta, il numero sullo schermo era sconosciuto.

“Mi spiace,” si scusò. “Mi dà il permesso di rispondere?”

“Faccia pure,” rispose Miles. “Anzi, ne approfitto per andare da Nancy e prendere io stesso i moduli. Si prenda il suo tempo.”




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